La Perugia di Braccio

Tra sconvolgimenti politici e germogli di cambiamento, Braccio promuove il rinnovamento artistico e architettonico della città

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LA CINTA MURARIA ETRUSCA

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LE MURA MEDIEVALI

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L'ASSETTO URBANISTICO

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MECENATISMO E GOVERNO

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IL POTERE

L’urbanistica perugina del tempo

LA CINTA MURARIA ETRUSCA

La storia urbanistica perugina è scandita dalla cinta etrusca, piuttosto omogenea, e dalla medievale, costruita a più riprese fra i secoli XIII e XV. Le due operazioni causarono progressiva saturazione degli spazi e sviluppo architettonico prevalentemente verticale. Fino al secolo XII l’area cinta dalle mura etrusche dovette bastare, o addirittura avanzare: come in tante altre città italiane, anche a Perugia il passaggio dall’Antichità all’Alto Medio Evo fu segnato da un forte calo demografico. Nel secolo XIII, con le migliori condizioni di vita e l’inurbamento dei contadini, comparvero fuori dalle mura modeste abitazioni, spesso di legno, prime cellule dei futuri borghi; di regola distribuite lungo le cinque vie principali, le vie regali, che uscivano dalla porte maggiori.

Arco Etrusco

La cinta muraria medievale

LE MURA MEDIEVALI

La città, all’esigenza di difesa dei nuovi insediamenti, rispose con una seconda cinta muraria che fra Duecento e Trecento circondò l’antico trilobo etrusco lungo circa tre km con un pentagono molto irregolare lungo oltre sei km, accompagnato da muraglie intermedie, che, raccordando in qualche punto muro etrusco e muro medievale, erano ulteriori sbarramenti all’accesso dei nemici. Questa linea difensiva interna è riconoscibile nell’Arco della Conca, nell’altro a metà di Via della Viola, nei ruderi della Porta di San Luca vicini alla Porta Trasimena e nelle riscoperte costruzioni della Barriera di San Cristoforo a due terzi di Corso Garibaldi. A questa eterogenea, ma poderosa struttura difensiva, Braccio aggiunse altre muraglie: la più evidente era il perduto antemurale, che andava da Santa Giuliana alla Porta dei Ghezzi.

Arco Etrusco

Urbanistica

L’ASSETTO URBANISTICO DEL PRIMO ‘400

Quello di Braccio fu a Perugia l’ultimo intervento urbanistico consistente prima della Rocca Paolina e marcò il limite tra la città e il contado fino a poco prima dell’Unità d’Italia. Ai primi del Quattrocento il Rinascimento è ancora di là da venire e la città conserva un aspetto medievale, ma con varie innovazioni. Le case, prima separate da spazi ristretti, i tracaselli, li vedono ben presto sparire a favore della struttura a schiera: le costruzioni stanno spalla a spalla per lunghi tratti, interrotti ogni tanto da vicoli, spesso cavalcati da volte per aumentare la superficie abitabile, senza ridurre la rete viaria. Anche l’orientamento dei tetti cambia: la facciata a timpano è sempre più rara e gli spioventi sono paralleli alle facciate. L’acqua, in assenza di gronde, davanti cade sulla strada e dietro su orti e giardini, convogliata spesso in pozzi e cisterne. Le abitazioni, soprattutto se nobili, tendono a espandersi in alto, ma la tendenza comincia a diffondersi anche fra le case modeste.

Arco Etrusco

L’apporto di Braccio

MECENATISMO E GOVERNO 

È questa la città che trova Braccio, su cui innesta interventi di rilievo, come le Briglie per prevenire la frana del Sopramuro, oggi Piazza Matteotti, o la residenza principesca, posta fra il Duomo e il Palazzo del Podestà, ancora gotica, ma già aperta al gusto rinascimentale nell’alleggerimento della massa muraria e nelle Logge, a pieno centro: eleganti e slanciate, ma anche buone a proteggere merci e mercanti. Briglie e Logge testimoniano ancora oggi solidità, forza e visione. Dal punto di vista politico il suo avvento al governo non portò sconvolgimenti istituzionali: le magistrature comunali restarono. Non di meno uno dei primi passi, fin dall’agosto1416, fu l’ingresso, fra i Priori e in altri collegi, di persone di sua nomina, scelte fra la nobiltà: così come nobile era il suo ambasciatore presso il papa. Il favore di Braccio verso l’aristocrazia, a cui apparteneva, spiega come la prima metà del Quattrocento veda nell’edilizia un’ampia committenza nobiliare, che durò ben oltre il suo governo e contribuì al rinnovamento della città.

La forza

IL POTERE

Braccio sostituì il potere nobiliare a quello dell’alta borghesia bancaria e mercantesca, ma solo in parte, perché tra fine Trecento e primo Quattrocento le due classi, in quasi tutte le città italiane, conobbero un processo di convergenza e poi di fusione. Del resto l’antico Comune, quando Braccio rientrò a Perugia da dominatore, era in grave crisi da tempo. Fra gli anni Settanta del Trecento e gli inizi del Quattrocento, al governo di Perugia si erano avvicendati quattro despoti: l’abate di Mommaggiore, Biordo Michelotti, il Duca di Milano e il Re di Napoli. Finita la dominazione braccesca, la città fu sempre più esposta alle mire espansionistiche del papa, fino alla resa definitiva.

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